Discussione:
I° Real book del jazz italiano
(troppo vecchio per rispondere)
francesca
2005-06-20 16:02:19 UTC
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ITALIAN JAZZ REAL BOOK
a cura di Stefano Mastruzzi


Prima raccolta al mondo di
Jazz italiano.

sabato 25 giugno 2005 presso la Casa del Jazz di Roma

Ore 19 rinfresco

Ore 19:30 conferenza stampa, interverranno Stefano Mastruzzi,
Adriano Mazzoletti, Enrico Pieranunzi

Ore 20:30 jam session con i Jazzisti romani fra cui Enrico
Pieranunzi, Maurizio Giammarco, Enzo Pietropaoli, Danilo Rea,
Fabrizio Sferra, Giampaolo Ascolese, Riccardo Biseo, Sandro
Satta, Fabrizio Bosso e tanti altri. Ingresso libero



Un progetto ambizioso che raccoglie per la prima volta la musica
degli autori più importanti del panorama jazzistico italiano.
La vastissima produzione musicale è stata raccolta e curata da
Stefano Mastruzzi, compositore e direttore della storica Scuola
di jazz Saint Louis College of Music, con la consulenza del noto
critico e storico Adriano Mazzoletti, apprezzato autore di
importanti saggi sul jazz italiano.

Le oltre 340 pagine di partiture sono state oggetto di
particolare cura ed attenzione allo scopo di garantire il
massimo rispetto degli spartiti originali e, al tempo stesso,
assicurare uniformità di lettura per rendere l'opera facilmente
fruibile alla generalità di coloro che, professionisti o
appassionati, amano il jazz. In tal modo il Jazz italiano verrà
suonato, conosciuto ed apprezzato dai jazzisti di tutto il mondo.
L'obiettivo proposto è documentare la considerevole
produzione jazzistica italiana, preziosa per quantità e qualità,
dagli anni Cinquanta agli Autori contemporanei, attraverso
canzoni, brani strumentali, colonne sonore e sigle televisive.
Nel complesso sono state riprodotte 230 partiture di oltre 120
autori.
L’opera si inserisce nella collana dei “Real Book” di standard
americani, che dagli anni Settanta in poi hanno dato il loro
apporto alla diffusione del jazz americano nel mondo.
Questi “Real Book”, molto utilizzati dai jazzisti, costituiscono
una fonte importante cui attingere per ampliare il proprio
repertorio, per le jam session, per i concerti.

Oltre al valore documentale, “ITALIAN JAZZ REAL BOOK”
rappresenta un significativo contributo alla diffusione e alla
valorizzazione della musica jazz italiana in Europa e nel mondo.
--
Postato da Virgilio Newsgroup http://newsgroup.virgilio.it
Completo come il newsreader, ma senza il newsreader
Alessandro Antonucci
2005-06-21 07:40:12 UTC
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On Mon, 20 Jun 2005 16:02:19 GMT, francesca
Post by francesca
ITALIAN JAZZ REAL BOOK
[...]
Un progetto ambizioso che raccoglie per la prima volta la musica
degli autori più importanti del panorama jazzistico italiano.
Io sarei molto curioso di vedere la lista dei brani
compresi in questa raccolta.

E' per caso disponibile da qualche parte?
Post by francesca
[...]
[...] In tal modo il Jazz italiano verrà
suonato, conosciuto ed apprezzato dai jazzisti di tutto il mondo.
L'obiettivo proposto è documentare la considerevole
produzione jazzistica italiana, preziosa per quantità e qualità,
dagli anni Cinquanta agli Autori contemporanei, attraverso
canzoni, brani strumentali, colonne sonore e sigle televisive.
Nel complesso sono state riprodotte 230 partiture di oltre 120
autori.
L’opera si inserisce nella collana dei “Real Book” di standard
americani, che dagli anni Settanta in poi hanno dato il loro
apporto alla diffusione del jazz americano nel mondo.
Questi “Real Book”, molto utilizzati dai jazzisti, costituiscono
una fonte importante cui attingere per ampliare il proprio
repertorio, per le jam session, per i concerti.
Riguardo al significato di un'iniziativa di questo tipo,
mi permetto di riportare qualche (personalissimo) dubbio.

Personalmente non ho mai concepito i vari *Real/Fake Book*
(che pure possiedo in grande quantita') come un punto
di partenza per conoscere il jazz o ampliare il mio repertorio.

Come dire che non mi e' mai capitato di avvicinare un brano musicale
per l'esclusiva ragione che questo fosse trascritto su un real book.
La voglia di conoscere, un brano e' sempre nata da un ascolto oppure
da uno stimolo esterno (un musicista, un insegnante, etc.), laddove la
trascrizione gia' pronta del real book (peraltro non sempre ben fatta)
ha sempre rappresentato solo una scorciatoia al lavoro di analisi
e interiorizzazione che qualunque brano richiede.

Per come viene presentata questa operazione pare quasi che si sia
scelto a tavolino che duecento brani dovranno entrare a far parte di
quel 'repertorio condiviso' che generalmente rappresentano i
cosiddetti standard, laddove nella pratica jazzistica mi pare
accada sempre l'esatto contrario, ovvero siano i brani
comunemente piu' suonati ad entrare nelle raccolte.

Il punto e' che, fra i brani piu' suonati, le composizioni di autori
italiani, a parte qualche brano di Pieranunzi, *Estate* di Bruno
Martino, *More* di Ritz Ortolani e forse qualcosa di Morricone,
sono credo davvero poche.

Non fatico ad immaginare che nella raccolta ci saranno molti
brani di un certo interesse e penso ad esempio che gente come
Rava, Manusardi, D'Andrea o Gaslini siano ottimi compositori.
Quello che pero' non vedo, almeno per ora, e' l'uso condiviso,
ovvero in contesti diversi da quelli direttamente riconducibili
alla loro attivita' di musicista, delle loro composizioni.

D'altronde, come dicevo prima, non credo proprio che questo
tipo di operazioni possano certo cambiare le cose.
In quest'ottica hanno forse piu' senso tentativi come quello
di Pingiarelli che pubblica su Philology album monografici
dedicati ai vari songbook di Rava, D'Andrea, etc..

Un saluto (senza polemica).

Alessandro
facchi.jazz
2005-06-21 09:12:42 UTC
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Post by Alessandro Antonucci
Post by francesca
Questi Real Book, molto utilizzati dai jazzisti, costituiscono
una fonte importante cui attingere per ampliare il proprio
repertorio, per le jam session, per i concerti.
Riguardo al significato di un'iniziativa di questo tipo,
mi permetto di riportare qualche (personalissimo) dubbio.
Personalmente non ho mai concepito i vari *Real/Fake Book*
(che pure possiedo in grande quantita') come un punto
di partenza per conoscere il jazz o ampliare il mio repertorio.
Condivido il pensiero di Alessandro.
Aggiungo che meno si utilizzano strumenti generici e approssimativi di
questo tipo nell'approcciare il jazz e il suo repertorio e meglio è.
La mia opinione è che Il Real Book può servire a musicisti poco più che
dilettanti che si esercitano in qualche bar o locale di provincia, non certo
a fare del jazz in maniera professionale e men che meno con pretese
artistiche. Poi in mancanza d'altro ci si può anche accontentare. Io, almeno
come fruitore, non mi accontento.
facchi

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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Mario8510
2005-06-21 10:25:32 UTC
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ma, secondo me i real book sono dei punti di partenza (come tutta la musica
jazz stampata!) che vanno poi rielaborati da ciascun musicista (spesso le
armonie fanno pietà anche se ultimamente sono molto migliorati).
Il 21 Giu 2005, 09:40, Alessandro Antonucci
Post by Alessandro Antonucci
Post by francesca
Questi Real Book, molto utilizzati dai jazzisti, costituiscono
una fonte importante cui attingere per ampliare il proprio
repertorio, per le jam session, per i concerti.
Riguardo al significato di un'iniziativa di questo tipo,
mi permetto di riportare qualche (personalissimo) dubbio.
Personalmente non ho mai concepito i vari *Real/Fake Book*
(che pure possiedo in grande quantita') come un punto
di partenza per conoscere il jazz o ampliare il mio repertorio.
Condivido il pensiero di Alessandro.
Aggiungo che meno si utilizzano strumenti generici e approssimativi di
questo tipo nell'approcciare il jazz e il suo repertorio e meglio è.
La mia opinione è che Il Real Book può servire a musicisti poco più che
dilettanti che si esercitano in qualche bar o locale di provincia, non certo
a fare del jazz in maniera professionale e men che meno con pretese
artistiche. Poi in mancanza d'altro ci si può anche accontentare. Io, almeno
come fruitore, non mi accontento.
facchi
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
sv
2005-06-21 13:35:32 UTC
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Post by facchi.jazz
Condivido il pensiero di Alessandro.
Aggiungo che meno si utilizzano strumenti generici e approssimativi di
questo tipo nell'approcciare il jazz e il suo repertorio e meglio è.
La mia opinione è che Il Real Book può servire a musicisti poco più che
dilettanti che si esercitano in qualche bar o locale di provincia, non certo
a fare del jazz in maniera professionale e men che meno con pretese
artistiche. Poi in mancanza d'altro ci si può anche accontentare. Io, almeno
come fruitore, non mi accontento.
facchi
Credo che la Sher Music Co. di Los Angeles stia realizzando un Real Book
dedicato al Jazz europeo.
Per quello che riguarda l'iniziativa italiana non sarei così pessimista.
Esistono alcuni bei temi scritti da musicisiti italiani che meritano di
essere conosciuti ed eseguit.i e questa iniziativa permette di conoscere un
repertorio altrimenti ignoto ai più.
Diciamo che è meglio di quanto si creda e meno di quanto si dica.
In quanto ai grandi musicisti esistono perchè ci sono i piccoli che sono la
stragrande maggioranza. E anche essere dei dilettanti, specie di buon
livello, non è per nulla disdicevole. Anzi.

sv



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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
facchi.jazz
2005-06-22 15:38:43 UTC
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Post by sv
Credo che la Sher Music Co. di Los Angeles stia realizzando un Real Book
dedicato al Jazz europeo.
Per quello che riguarda l'iniziativa italiana non sarei così pessimista.
Esistono alcuni bei temi scritti da musicisiti italiani che meritano di
essere conosciuti ed eseguit.i e questa iniziativa permette di conoscere un
repertorio altrimenti ignoto ai più.
Diciamo che è meglio di quanto si creda e meno di quanto si dica.
sv
Non metto tanto in dubbio la qualità dell'operazione quanto la sua vera
utilità. Nel senso che noto che la maggior parte dei jazzisti italiani tende
a suonare la propria musica in modo quasi esclusivo, anche perché ciò
permette di ricavare i diritti dalla SIAE. Raramente mi capita di ascoltare
jazzisti italiani che suonano musica di altri jazzisti italiani un po' come
si fa invece con gli standards americani, oltre al fatto che l'operazione mi
sembra un po' calata dall'alto più che una reale richiesta dei musicisti di
avere un book tutto italiano, ma può essere che sia una mia impressione
sbagliata.
Trovo in sostanza ancora troppa competizione tra i musicisti nostrani, prima
ancora di verificare la bontà o meno del repertorio che magari ormai esiste.
Certo, se il book italiano viene frequentato anche all'estero, America
compresa, allora il discorso cambia del tutto e l'esigenza comincerebbe ad
essere reale, indipendentemente dal discorso nazionale.

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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Stefano Capocci
2005-06-25 10:33:40 UTC
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Post by Alessandro Antonucci
On Mon, 20 Jun 2005 16:02:19 GMT, francesca
Post by francesca
ITALIAN JAZZ REAL BOOK
[...]
Un progetto ambizioso che raccoglie per la prima
volta la musica
Post by francesca
degli autori più importanti del panorama jazzistico
italiano.
Io sarei molto curioso di vedere la lista dei brani
compresi in questa raccolta.
basta comprarlo
Post by Alessandro Antonucci
E' per caso disponibile da qualche parte?
in tutti i negozi di spartiti, ho visto anche on-line
Post by Alessandro Antonucci
Post by francesca
[...]
[...] In tal modo il Jazz italiano verrà
suonato, conosciuto ed apprezzato dai jazzisti di
tutto il mondo.
Post by francesca
L'obiettivo proposto è documentare la considerevole
produzione jazzistica italiana, preziosa per
quantità e qualità,
Post by francesca
dagli anni Cinquanta agli Autori contemporanei,
attraverso
Post by francesca
canzoni, brani strumentali, colonne sonore e sigle
televisive.
Post by francesca
Nel complesso sono state riprodotte 230 partiture di
oltre 120
Post by francesca
autori.
L’opera si inserisce nella collana dei “Real Book”
di standard
Post by francesca
americani, che dagli anni Settanta in poi hanno dato
il loro
Post by francesca
apporto alla diffusione del jazz americano nel
mondo.
Post by francesca
Questi “Real Book”, molto utilizzati dai jazzisti,
costituiscono
Post by francesca
una fonte importante cui attingere per ampliare il
proprio
Post by francesca
repertorio, per le jam session, per i concerti.
Riguardo al significato di un'iniziativa di questo
tipo,
mi permetto di riportare qualche (personalissimo)
dubbio.
Personalmente non ho mai concepito i vari *Real/Fake
Book*
(che pure possiedo in grande quantita') come un punto
di partenza per conoscere il jazz o ampliare il mio
repertorio.
allora perché li compri? per sfogliarli?
Post by Alessandro Antonucci
Come dire che non mi e' mai capitato di avvicinare un
brano musicale
per l'esclusiva ragione che questo fosse trascritto
su un real book.
La voglia di conoscere, un brano e' sempre nata da un
ascolto oppure
da uno stimolo esterno (un musicista, un insegnante,
etc.), laddove la
trascrizione gia' pronta del real book (peraltro non
sempre ben fatta)
ha sempre rappresentato solo una scorciatoia al
lavoro di analisi
e interiorizzazione che qualunque brano richiede.
Per come viene presentata questa operazione pare
quasi che si sia
scelto a tavolino che duecento brani dovranno entrare
a far parte di
quel 'repertorio condiviso' che generalmente
rappresentano i
cosiddetti standard, laddove nella pratica jazzistica
mi pare
accada sempre l'esatto contrario, ovvero siano i
brani
comunemente piu' suonati ad entrare nelle raccolte.
Da qualche parte bisogna anche cominciare, o continueremo a suonare tutta la vita
Autumn Leaves
Post by Alessandro Antonucci
Il punto e' che, fra i brani piu' suonati, le
composizioni di autori
italiani, a parte qualche brano di Pieranunzi,
*Estate* di Bruno
Martino, *More* di Ritz Ortolani e forse qualcosa di
Morricone,
sono credo davvero poche.
Meno manle che qualcuno ha pensato a fare questo libro (sperando sia fatto bene).
Guarda caso Pieranunzi e Bruno Martino sono gli unici due autori italiani a
comparire sui Real Book americani.
Post by Alessandro Antonucci
Non fatico ad immaginare che nella raccolta ci
saranno molti
brani di un certo interesse e penso ad esempio che
gente come
Rava, Manusardi, D'Andrea o Gaslini siano ottimi
compositori.
Quello che pero' non vedo, almeno per ora, e' l'uso
condiviso,
ovvero in contesti diversi da quelli direttamente
riconducibili
alla loro attivita' di musicista, delle loro
composizioni.
Questo è vero.
Post by Alessandro Antonucci
D'altronde, come dicevo prima, non credo proprio che
questo
tipo di operazioni possano certo cambiare le cose.
In quest'ottica hanno forse piu' senso tentativi come
quello
di Pingiarelli che pubblica su Philology album
monografici
dedicati ai vari songbook di Rava, D'Andrea, etc..
Ognuno dà il proprio contributo. Staremo a vedere. Stasera vado alla conferenza
stampa, poi ti dirò
Post by Alessandro Antonucci
Un saluto (senza polemica).
Alessandro
Ciao
--
Postato da Virgilio Newsgroup http://newsgroup.virgilio.it
Completo come il newsreader, ma senza il newsreader
filippo cancelli
2005-06-26 09:55:39 UTC
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Post by Stefano Capocci
Da qualche parte bisogna anche cominciare, o continueremo a suonare tutta la vita
Autumn Leaves
e noi continueremo ad ascoltarlo sempre suonato male, perché se non si sa
suonare anche se si cambia repertorio il risultato e sempre quello:
ital-cacca-jazz.
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
digital
2005-06-21 11:03:07 UTC
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Il Mon, 20 Jun 2005 16:02:19 GMT, francesca
Post by francesca
ITALIAN JAZZ REAL BOOK
ottimo, lo avrò. Jazz italiano ce n'è più di quanto si crede, una
raccolta, di spartiti poi, è quanto di meglio ci potesse essere.
Neo
2005-06-21 11:19:22 UTC
Permalink
Post by digital
Il Mon, 20 Jun 2005 16:02:19 GMT, francesca
Post by francesca
ITALIAN JAZZ REAL BOOK
ottimo, lo avrò. Jazz italiano ce n'è più di quanto si crede, una
raccolta, di spartiti poi, è quanto di meglio ci potesse essere.
Eh, non ti dico..
Teo K.
2005-06-22 17:51:00 UTC
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Post by Neo
Post by digital
Post by francesca
ITALIAN JAZZ REAL BOOK
ottimo, lo avrò. Jazz italiano ce n'è più di quanto si crede, una
raccolta, di spartiti poi, è quanto di meglio ci potesse essere.
Eh, non ti dico..
qualcuno può divulgare la lista dei pezzi inclusi? a questo punto la
curiosità nasce...
dipa
2005-06-22 18:04:51 UTC
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Post by Teo K.
Post by Neo
Post by digital
Post by francesca
ITALIAN JAZZ REAL BOOK
ottimo, lo avrò. Jazz italiano ce n'è più di quanto si crede, una
raccolta, di spartiti poi, è quanto di meglio ci potesse essere.
Eh, non ti dico..
qualcuno può divulgare la lista dei pezzi inclusi? a questo punto la
curiosità nasce...
si vocifera ci sia "bingo bongo" di arbore. ;)
--
dipa
Neo
2005-06-22 18:38:16 UTC
Permalink
Post by Teo K.
Post by Neo
Post by digital
Post by francesca
ITALIAN JAZZ REAL BOOK
ottimo, lo avrò. Jazz italiano ce n'è più di quanto si crede, una
raccolta, di spartiti poi, è quanto di meglio ci potesse essere.
Eh, non ti dico..
qualcuno può divulgare la lista dei pezzi inclusi? a questo punto la
curiosità nasce...
C'è A Night In Viale Tunisia?
sv
2005-06-23 09:14:47 UTC
Permalink
Per quello che ne so ci sono dei brani di Massimo Urbani, presi da Easy To
Love - A Trane from The East e I Got Rock ad esempio -, di Franco D'Andrea,
Pietro Condorelli, Michele Bozza, Piero Bassini, Salvatore Bonafede presi
dal nostro repertorio. Presumo ci siano altri brani di altri autori:
Giovanni Tommaso, Piero Umiliani, Maurizio Giammarco, Armando Travajoli,
Guido Manusardi, Enrico Intra, etc...

Ricordo a tutti che Bill Evans incise un brano di Gianni Bedori. Lo sentì da
Bedori che suonava con il suo quartetto prima del suo trio e gli chiese lo
spartito alla fine del concerto.
Billy Higgins e Cedar Walton, nel nostro cd Once More, hanno inciso un brano
del trombettista tedesco Manfred Schoof.
Jimmy Garrsion e Elvin Jones incisero negli anni 60 un Cd per la Impulse -
molto bello a mio parere - dedicato a brani tratti dal repertorio popolare
internazionale. Ricordo un brano russo e un altro irlandese in particolare.
Bobby Watson ha inciso in "Quiet as it's kept" un traditional giappopnese, e
via dicendo.
Edward Simon e David Binney hanno inciso "Mi Querencia" un brano della
musica popolare venezuelana. Altri ne hanno incisi altri di Cuba, del
Brasile, dell'Argentina, etc.
Questo tanto per riferisi alle cose di cui sono direttamente a conoscenza
che non sono certamente tutte.

Insomma anche per il jazz la globalizzazione e una tendenza in atto già da
tempo e di cui bisogna prendere atto. Questo non vuol dire abbassarne la
qualità, anzi, ma tenere conto che la realtà si muove in maniera anche molto
rapida e non sempre chi dovrebbe ne ha una esatta percezione.

Credo che questa iniziativa sia positiva e che permetta a molti musicisti e
penso non solo italiani, anzi spero soprattutto al di fuori dell'Italia, di
conoscere un repertorio che altrimenti non avrebbe alcuna possibilità di
essere conosciuto e suonato.

Credo anche che dal punto di vista compositivo e melodico ci siano delle
cose pregevoli e che meritano d'essere disponibili per chi voglia conoscerle
e suonarle. Rcordando che il brano è importante ma la differenza la fa chi
lo suona.

Forse non ci sono tutti e forse qualcuno sarà sovraesposto. Forse non ci
sono i pezzi migliori di alcuni singoli autori (di questa cosa sono
abbastanza certo). Insomma la cosa può essere perfettibile e migliorabile da
altri o dagli stessi. Ma in se la cosa mi sembra lodevole perchè, in ogni
caso, ha richiesto una mole considerevole di tempo e d'energie e un
rilevante impegno economico per la stampa con il fine ultime sia di un
profitto economico per le persone coinvolte che per la possibilità di
rendere disponibile
del materiale che merita d'essere conosciuto.

Quindi non facciamo i provinciali e non facciamoci del male da soli.

sv

--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
francesca
2005-07-04 16:54:48 UTC
Permalink
Grazie Sergio!!!!! Ogni tanto un pò di intelligenza fa bene al cuore.Un abbraccio

francesca
Post by sv
Per quello che ne so ci sono dei brani di Massimo
Urbani, presi da Easy To
Love - A Trane from The East e I Got Rock ad esempio
-, di Franco D'Andrea,
Pietro Condorelli, Michele Bozza, Piero Bassini,
Salvatore Bonafede presi
dal nostro repertorio. Presumo ci siano altri brani
Giovanni Tommaso, Piero Umiliani, Maurizio Giammarco,
Armando Travajoli,
Guido Manusardi, Enrico Intra, etc...
Ricordo a tutti che Bill Evans incise un brano di
Gianni Bedori. Lo sentì da
Bedori che suonava con il suo quartetto prima del suo
trio e gli chiese lo
spartito alla fine del concerto.
Billy Higgins e Cedar Walton, nel nostro cd Once
More, hanno inciso un brano
del trombettista tedesco Manfred Schoof.
Jimmy Garrsion e Elvin Jones incisero negli anni 60
un Cd per la Impulse -
molto bello a mio parere - dedicato a brani tratti
dal repertorio popolare
internazionale. Ricordo un brano russo e un altro
irlandese in particolare.
Bobby Watson ha inciso in "Quiet as it's kept" un
traditional giappopnese, e
via dicendo.
Edward Simon e David Binney hanno inciso "Mi
Querencia" un brano della
musica popolare venezuelana. Altri ne hanno incisi
altri di Cuba, del
Brasile, dell'Argentina, etc.
Questo tanto per riferisi alle cose di cui sono
direttamente a conoscenza
che non sono certamente tutte.
Insomma anche per il jazz la globalizzazione e una
tendenza in atto già da
tempo e di cui bisogna prendere atto. Questo non vuol
dire abbassarne la
qualità, anzi, ma tenere conto che la realtà si muove
in maniera anche molto
rapida e non sempre chi dovrebbe ne ha una esatta
percezione.
Credo che questa iniziativa sia positiva e che
permetta a molti musicisti e
penso non solo italiani, anzi spero soprattutto al di
fuori dell'Italia, di
conoscere un repertorio che altrimenti non avrebbe
alcuna possibilità di
essere conosciuto e suonato.
Credo anche che dal punto di vista compositivo e
melodico ci siano delle
cose pregevoli e che meritano d'essere disponibili
per chi voglia conoscerle
e suonarle. Rcordando che il brano è importante ma la
differenza la fa chi
lo suona.
Forse non ci sono tutti e forse qualcuno sarà
sovraesposto. Forse non ci
sono i pezzi migliori di alcuni singoli autori (di
questa cosa sono
abbastanza certo). Insomma la cosa può essere
perfettibile e migliorabile da
altri o dagli stessi. Ma in se la cosa mi sembra
lodevole perchè, in ogni
caso, ha richiesto una mole considerevole di tempo e
d'energie e un
rilevante impegno economico per la stampa con il fine
ultime sia di un
profitto economico per le persone coinvolte che per
la possibilità di
rendere disponibile
del materiale che merita d'essere conosciuto.
Quindi non facciamo i provinciali e non facciamoci
del male da soli.
sv
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
--
Postato da Virgilio Newsgroup http://newsgroup.virgilio.it
Completo come il newsreader, ma senza il newsreader
p***@gmail.com
2017-06-18 06:16:00 UTC
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Hello
Sorry, I don't speak Italian.
I had the privilege to hear Enrico Pieranunzi recently. There was this incredible tune "je ne sais quoi".
I think it's in the Italian Real Book but I can't find it.
Could somebody help by sending the sheet of this tune to me? My mail is philippezygel(at)gmail.com
I would be so grateful.
Best
Philippe

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