Discussione:
New Thing (Wu Ming)
(troppo vecchio per rispondere)
citro
2005-02-18 09:08:56 UTC
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C’è questo libro, “New Thing” di Wu Ming che sto finendo di leggere e che
merita qualche attenzione.
Per chi non lo sapesse il romanzo contiene una lunga dissertazione
(ovviamente immaginata dall’autore) di Coltrane malato terminale (anzi, la
morte stessa di Trane è vista come evento di portata epocale per tutto il
continente americano). Vengono citati o vi figurano Bill Dixon, Cedar
Walton, Archie Shepp, Albert Ayler, Cecil Taylor, Sonny Rollins, Ornette,
Don Cherry, l’AEOC, e tanti altri protagonisti della New Thing, per
l’appunto, che viene messa in acre contrapposizione al “vecchio” jazz
(tanto che il serial killer viene identificato dalla comunità nera come il
figlio di Whiteman!!) Nonostante alcune forzature credo che l’autore abbia
saputo catturare lo spirito di quegli anni e senz’altro la lettura risulta
agevole, benchè la trama sia tutto tranne che originale… insomma luci ed
ombre in egual misura. Qualcun altro lo ha letto ?
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
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Franco Amenta
2005-02-18 09:17:26 UTC
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Post by citro
Qualcun altro lo ha letto ?
Incollo il messaggio che ho mandato un mese fa a un altro gruppo.

---

Il libro è quasi un terzo in lunghezza dei precedenti romanzi dei Wu
Ming, almeno quelli pubblicati dalla Einaudi, cioe' "Q" (quando ancora
si chiamavano Luther Blissett) e "54". Lo stesso, a circa duecento
pagine risulta un po' troppo lungo, decisamente troppo macchinoso per
l'esito a cui sortisce. Quello che c'era negli altri due libri, e
soprattutto in "54", cioe' una voce collettiva che ricostruiva in
qualche modo uno spirito del tempo, qui manca, malgrado il ricorso alla
forma 'documentaria' delle interviste intrecciate. La New York del libro
rimane, per quanto precisamente descritta, piuttosto turistica; i
personaggi negri, anche per la scelta parodica di usare un italiano come
fosse direttamente tradotto dall'americano (e a volte lo e': il 'rap'
recitato dal barbiere e' in realta' un pezzo di Richard Pryor), sembrano
un po' quelli dei film 'blaxploitation'. La soluzione dell'intreccio
delude rispetto alla macchina montata e alle attese, e l'uso di John
Coltrane come (decettivo) deus ex machina e' decisamente eccessivo e un
po' irrispettoso.

Comunque il libro piacera' agli appassionati di jazz, i cui dettagli
sono qui proposti con cura insolita.
citro
2005-02-18 16:12:12 UTC
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(...)>Lo stesso, a circa duecento > pagine risulta un po' troppo lungo,
decisamente troppo macchinoso per > l'esito a cui sortisce.

bello preciso, concordo.

(...)l'uso di John > Coltrane come (decettivo) deus ex machina e'
decisamente eccessivo e un > po' irrispettoso.

si, diciamo che Wu Ming ha proposto un Trane quasi "mitologico", traendolo
proprio dall'ammirazione sconfinata che gli appassionati di jazz
giustamente gli tributano, in un certo senso ha captato ed ha restituito
il Trane-Cristo nel suo orto....
Post by Franco Amenta
Comunque il libro piacera' agli appassionati di jazz, i cui dettagli
sono qui proposti con cura insolita.
si, la torta jazz è riuscita meglio che a certi autori americani, ma non
sfugge alla contrapposizione Jazz Buono New Thing Sinistra Nero - Jazz
Cattivo Reazionario Destra Bianco, teoria da rigettare senza alcun dubbio
o remora (io me lo sono letto ascoltandomi Stan Getz!, tiè!) e che nel
neofita assoluto potrebbe ingenerare più confusione che altro.

ciao!
--
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dipa
2005-02-18 17:28:19 UTC
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Post by citro
si, la torta jazz è riuscita meglio che a certi autori americani, ma non
sfugge alla contrapposizione Jazz Buono New Thing Sinistra Nero - Jazz
Cattivo Reazionario Destra Bianco, teoria da rigettare senza alcun dubbio
o remora (io me lo sono letto ascoltandomi Stan Getz!, tiè!) e che nel
neofita assoluto potrebbe ingenerare più confusione che altro.
sebbene concordi, non credo voglia essere un libro divulgativo...

dipa
citro
2005-02-19 21:58:49 UTC
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Post by dipa
Post by citro
si, la torta jazz è riuscita meglio che a certi autori americani, ma non
sfugge alla contrapposizione Jazz Buono New Thing Sinistra Nero - Jazz
Cattivo Reazionario Destra Bianco, teoria da rigettare senza alcun dubbio
o remora (io me lo sono letto ascoltandomi Stan Getz!, tiè!) e che nel
neofita assoluto potrebbe ingenerare più confusione che altro.
sebbene concordi, non credo voglia essere un libro divulgativo...
dipa
certi romanzi finiscono per avere funzioni divulgative ben maggiori di
certi ponderosi e polverosi (per via del fatto che nessuno li tocca )
saggi iniziatici, per fortuna ;)
--
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dipa
2005-02-19 22:04:00 UTC
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Post by citro
Post by dipa
Post by citro
si, la torta jazz è riuscita meglio che a certi autori americani, ma non
sfugge alla contrapposizione Jazz Buono New Thing Sinistra Nero - Jazz
Cattivo Reazionario Destra Bianco, teoria da rigettare senza alcun dubbio
o remora (io me lo sono letto ascoltandomi Stan Getz!, tiè!) e che nel
neofita assoluto potrebbe ingenerare più confusione che altro.
sebbene concordi, non credo voglia essere un libro divulgativo...
dipa
certi romanzi finiscono per avere funzioni divulgative ben maggiori di
certi ponderosi e polverosi (per via del fatto che nessuno li tocca )
saggi iniziatici, per fortuna ;)
sono d'accordo, ma a questo punto non puo' diventare un difetto il fatto
che nel neofita puo' generare confusione....e' il neofita che ne fa un
utilizzo errato!

dipa
diatermano
2005-02-19 18:19:58 UTC
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Post by citro
si, la torta jazz è riuscita meglio che a certi autori americani, ma non
sfugge alla contrapposizione Jazz Buono New Thing Sinistra Nero - Jazz
Cattivo Reazionario Destra Bianco, teoria da rigettare senza alcun dubbio
o remora (io me lo sono letto ascoltandomi Stan Getz!, tiè!) e che nel
neofita assoluto potrebbe ingenerare più confusione che altro.
Beh, a dire il vero, nel romanzo c'è anche un tizio che fa notare:

Dopo un po' vennero fuori, a New York e Chicago, musicisti neri che
volevano compiacere i critici bianchi, nelle interviste citavano
Stockhausen, Webern, Varése, Schoenberg e altri crucchi che non mi
ricordo il nome. Anche Ornette, tutte le sue chiacchiere
incomprensibili, la "musica armolodica", pure lui ha composto
sinfonie, sonate, quella roba là. Voleva essere preso "sul serio". Se
c'è gente che ha suonato per gli intellettuali bianchi, sono proprio
quelli del free. Un bel po' di quella roba era merda, a un certo punto
tutti pensavano di poter improvvisare per ore, niente beat, niente
linea di basso, niente saper suonare, e si sentivano dei grandi,
davvero radicali, come i bimbi che petano e ruttano per fare
arrabbiare la mamma. Quella roba ha dato una mazzata al jazz. Gli
impresari non volevano più saperne e i fratelli quei dischi non li
compravano, perché avrebbero dovuto? Se vuoi sentire gente che
s'incazza e strombazza, puoi metterti alla finestra all'ora di punta.
A Boston le sommosse dopo l'omicidio del dottor King scemarono perché
i fratelli volevano vedere James Brown alla tivù. Avessero trasmesso
Cecil Taylor, chi l'avrebbe cagato?

E anche questa è una parte di verità, forse...
Ah, questo brano l'ho copiato e incollato direttamente dal file. Il
libro è scaricabile gratis dal sito dei Wu Ming,
www.wumingfoundation.com
diatermano
2005-02-19 18:15:14 UTC
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Post by Franco Amenta
Post by citro
Qualcun altro lo ha letto ?
Incollo il messaggio che ho mandato un mese fa a un altro gruppo.
---
Il libro è quasi un terzo in lunghezza dei precedenti romanzi dei Wu
Ming, almeno quelli pubblicati dalla Einaudi, cioe' "Q" (quando ancora
si chiamavano Luther Blissett) e "54". Lo stesso, a circa duecento
pagine risulta un po' troppo lungo, decisamente troppo macchinoso per
l'esito a cui sortisce. Quello che c'era negli altri due libri, e
soprattutto in "54", cioe' una voce collettiva che ricostruiva in
qualche modo uno spirito del tempo, qui manca, malgrado il ricorso alla
forma 'documentaria' delle interviste intrecciate. La New York del libro
rimane, per quanto precisamente descritta, piuttosto turistica; i
personaggi negri, anche per la scelta parodica di usare un italiano come
fosse direttamente tradotto dall'americano (e a volte lo e': il 'rap'
recitato dal barbiere e' in realta' un pezzo di Richard Pryor), sembrano
un po' quelli dei film 'blaxploitation'. La soluzione dell'intreccio
delude rispetto alla macchina montata e alle attese, e l'uso di John
Coltrane come (decettivo) deus ex machina e' decisamente eccessivo e un
po' irrispettoso.
Comunque il libro piacera' agli appassionati di jazz, i cui dettagli
sono qui proposti con cura insolita.
Mi sono accorto adesso, girando per il forum di NT, che WM1 aveva
linkato la tua recensione facendo un breve commento divertito:

Il giudizio è sacro, e su alcune cose non ha nemmeno torto, però
attribuisce New Thing a "Wu Ming II", attribuisce a a Richard Pryor
una cosa che ho inventato io di sana pianta, definisce "turistica
anche se precisamente descritta" New York anche se mi sono inventato
intere vie e traiettorie, dice che i personaggi "negri" sembrano
tratti da un film blaxploitation benché in NT non compaiano né
magnaccia, né puttane, né spacciatori, né poliziotti di colore (le 4
figure archetipiche di quel genere cinematografico).
Avrà mica letto un altro libro? :-)
Franco Amenta
2005-02-21 09:06:35 UTC
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Post by diatermano
Mi sono accorto adesso, girando per il forum di NT, che WM1 aveva
(Chissa' poi perche' non ha risposto dove io e i pochi che avevano letto
il mio commento avrebbero potuto vederlo, soprattutto dato che su
it.cultura.libri il thread e' andato deserto).
Post by diatermano
attribuisce New Thing a "Wu Ming II",
Ho sbagliato Wu Ming? Avevo inteso che l'identita' dell'autore fosse una
cosa senza importanza, leggendo le vostre dichiarazioni di poetica.
Post by diatermano
attribuisce a a Richard Pryor
una cosa che ho inventato io di sana pianta,
Prendo nota. Ero sicuro di aver gia' sentito o letto alcune di quelle
battute, e da Richard Pryor o Eddie Murphy, ma mi sono sbagliato.
Post by diatermano
definisce "turistica
anche se precisamente descritta" New York anche se mi sono inventato
intere vie e traiettorie,
Beh, sara' per questo che sembra turistica. Dicevo che hai descritto la
citta' vivacemente e con e dettaglio, il che non toglie che tu ti sia
inventato tutto.
Post by diatermano
dice che i personaggi "negri" sembrano
tratti da un film blaxploitation benché in NT non compaiano né
magnaccia, né puttane, né spacciatori, né poliziotti di colore.
Si', ho sbagliato anche a paragonare il tuo libro - che mi e' piaciuto -
a quelle porcherie: non volevo affatto essere offensivo e nel caso me ne
scuso. Pero' certi dialoghi mi hanno un po' ricordato quello, ecco.

(Permettimi pero' di dirti che la pruderie di quelle virgolette intorno
a "negri" e' indegna di te)
Post by diatermano
Avrà mica letto un altro libro? :-)
Eh gia', certo: se l'apprezzamento, che pure ho espresso, non e'
incondizionato, puo' essere solo perche' non ho letto il libro...
Post by diatermano
sul forum di "New Thing", c'è un'altra intervista in cui l'autore
conferma con dovizia di particolari quando avevo immaginato: l'autore
non viene dal jazz.

Ciao, FA
diatermano
2005-02-21 23:26:56 UTC
Permalink
Post by Franco Amenta
Post by diatermano
Mi sono accorto adesso, girando per il forum di NT, che WM1 aveva
(Chissa' poi perche' non ha risposto dove io e i pochi che avevano letto
il mio commento avrebbero potuto vederlo, soprattutto dato che su
it.cultura.libri il thread e' andato deserto).
Post by diatermano
attribuisce New Thing a "Wu Ming II",
Ho sbagliato Wu Ming? Avevo inteso che l'identita' dell'autore fosse una
cosa senza importanza, leggendo le vostre dichiarazioni di poetica.
Una precisazione: io ho copiato e incollato una risposta dell'autore,
non vuol dire che sia d'accordo con tutto quello che ha scritto, e non
mi sogno certo di fare "dichiarazioni di poetica" per conto terzi.
Giusto per chiarire. Non è la prima volta che succede: incollo un
testo altrui, e anche se ho spiegato dove l'ho preso, mi viene
attribuito. Detto questo, wu ming 1 non mi sembrava offeso, ha pure
detto che su certe cose non hai torto. ((Comunque, wm1 è Roberto Bui e
ha scritto "New Thing", wm2 è Giovanni Cattabriga e ha scritto "Guerra
agli Umani". Li chiamano romanzi solisti perché scritti da uno solo di
loro e firmati col nome d'arte individuale. Non che voglia paragonare,
ma tu attribuiresti a Roscoe Mitchell un disco di Lester Bowie, o
viceversa? Ogni autore o musicista ha un suo timbro, un suo stile...))
Post by Franco Amenta
conferma con dovizia di particolari quando avevo immaginato: l'autore
non viene dal jazz.
Ho riportato quella risposta perché spiega che ha cominciato ad
ascoltare musica nera a undici anni e il jazz in particolare da
adolescente, anche se ascolta pure altre cose. Scusami, ma che deve
fare un povero cristo per "venire dal jazz"? Ascoltare solo ed
esclusivamente jazz a partire da quand'era un ovulo fecondato? Non è
un po' integralista, questo atteggiamento? Allora io, che ascolto jazz
solo da qualche anno, non avrei nemmeno il diritto di rivolgerti la
parola...

Ciao,

Rudy
Franco Amenta
2005-02-22 08:52:08 UTC
Permalink
Post by diatermano
Giusto per chiarire. Non è la prima volta che succede: incollo un
testo altrui, e anche se ho spiegato dove l'ho preso, mi viene
attribuito.
Ma no caro Rudy, non ho pensato questo. Rispondevo in seconda persona
immaginando di rivolgermi a Wu Ming X in contumacia, cosi' come lui si
e' rivolto a me, rispondendo al mio intervento in sede diversa da quella
naturale - che continua a parermi un modo d'interagire, come direbbe
lui, "bizzarro": niente di che, comunque (ma tu poi riporterai a lui la
mia risposta, come hai riportato a me la sua?).
Post by diatermano
Non che voglia paragonare,
ma tu attribuiresti a Roscoe Mitchell un disco di Lester Bowie, o
viceversa? Ogni autore o musicista ha un suo timbro, un suo stile...))
Sicuro. Ma L'art Ensemble of Chicago e' il nome collettivo di cinque (o
quanti siano rimasti adesso) musicisti ben noti e individuati con nome e
cognome da principio e anche prima, che non hanno mai inteso scomparire
dietro quell'egida.

Non vedo invece il senso nell'attribuirsi uno pseudonimo collettivo,
teorizzandoci sopra per lungo e per largo, per poi frammentarlo e fare
anche qualche (garbata) rimostranza se poi si confonde Wu Ming X con Wu
Ming Y...
Post by diatermano
Scusami, ma che deve
fare un povero cristo per "venire dal jazz"?
Guarda che la mia era solo un'osservazione fattuale, dettata dalla
lettura del romanzo o e che il pezzo d'intervista che hai riportato
conferma: nella formazione musicale di Wu Ming X il jazz (e intendevo
proprio "jazz", non "musica nera") ha una parte secondaria o anche meno,
il che non e', secondo me, ne' un male ne' un bene. E' qualche cosa che,
nel caso di quel libro, viene fuori chiara.

Ciao, FA.
diatermano
2005-02-22 14:51:10 UTC
Permalink
Franco, non è che voglio essere pignolo, e giuro che la chiudo qui, ma
mi sembra che tu non abbia le idee molto chiare sui Wu Ming, o
quantomeno ne hai una conoscenza superficiale, il che - come diresti
tu - non è un male né un bene, ma certo è una cosa che inficia il tuo
giudizio. Ti incollo la spiegazione che davano su Giap più di due anni
fa (segnalo soprattutto l'ultimo capoverso):

-------------------------

"Wu Ming" è il nome di un gruppo di cinque persone, di una band, come
"The Rolling Stones" o "I Giganti" o "Premiata Forneria Marconi". Non
mi sembra niente di strano, e mi sforzo di capire perché mai questo
non venga percepito e venga costantemente equivocato. La risposta che
mi dò è: in letteratura sono molto più diffusi e duri a morire i
pregiudizi individualistici. Fatto sta che nessuno ha mai accusato di
vigliaccheria una rock band perché usava un nome collettivo, sennò
tutti dovrebbero fare come Emerson, Lake & Palmer o come Crosby,
Stills, Nash & Young. Come lo vedi un libro firmato "Bui, Cattabriga,
Di Meo, Guglielmi & Pedrini"? E i Centipede, gruppo jazz-rock degli
anni Sessanta-Settanta? Erano in cinquanta, pensa se avessero usato
tutti i nomi e i cognomi...

Il nome di questa band, in cinese, ha un significato, che è "anonimo",
ma non vuol dire - letteralmente, banalmente - che noi stessi vogliamo
essere paranoicamente anonimi, quanto dire che i nostri nomi e la
nostra eventuale presenza nel misero stardom dell'italica narrativa
non dovrebbero rivestire importanza né per noi né per i lettori. Se i
nomi delle bands dovessero essere interpretati letteralmente, allora
Sting, Andy Summers e Stewart Copeland dovrebbero essere considerati
poliziotti a tutti gli effetti, e potremmo andare a comprare il pane
alla forneria Marconi.

All'interno di questa band, ognuno di noi usa una specie di "nome
d'arte", che è composto dal nome del gruppo più un numero, seguendo
l'ordine alfabetico dei nostri cognomi. Ora, di bands i cui singoli
membri avessero un nome d'arte la storia del rock (e soprattutto del
punk) è piena zeppa: nei Sex Pistols c'erano "Johnny Rotten" e "Sid
Vicious", che in realtà si chiamavano John Lydon e John Beverley.

[...]

Quanto al fatto che il jazz rivestirebbe per WM1 un'importanza
"secondaria e anche meno", onestamente, mi sembra un'osservazione
buttata lì, fondata su niente di oggettivo. Già dedicare a un'opera
sul jazz quattro anni di lavoro porterebbe questa musica in primo
piano nella vita di chiunque, o comunque non in secondo piano; in più,
se vedi che nelle interviste e sul forum parla di jazz con competenza
(a prescindere da giudizi e preferenze), e dice di ascoltare molto
jazz, boh, a me sembra che il jazz una certa importanza per lui ce
l'abbia. O no?
Franco Amenta
2005-02-22 15:31:31 UTC
Permalink
Post by diatermano
Franco, non è che voglio essere pignolo, e giuro che la chiudo qui
Ma dai, si conversa tranquillamente. Capisco quello che vuoi dire tu ma
mi sembra che i Wu Ming non si esprimano troppo chiaramente (e si' che,
due o tre anni fa, mi ero applicato sistematicamente a leggere le loro
Post by diatermano
Post by diatermano
i nostri nomi e la
nostra eventuale presenza nel misero stardom dell'italica narrativa
non dovrebbero rivestire importanza né per noi né per i lettori.
Ecco, tutto qui. Se invece la rivestono, e non vedo perche' non
dovrebbero, OK, basta saperlo.
Post by diatermano
Quanto al fatto che il jazz rivestirebbe per WM1 un'importanza
"secondaria e anche meno",
Non ho detto questo: se cosi' fosse, infatti, non ci avrebbe imbastito
intorno un romanzo che deve avergli richiesto un bel po' di lavoro di
preparazione.

Poi vedo di spiegarmi: quando dico "non viene dal jazz" non intendo
riferirmi alla sua competenza (anche se io ritengo di poter dire, sulla
base di altri indizi che esulano completamente dall'oggetto presente,
che la sua competenza jazzistica sia piuttosto limitata), quanto al modo
di parlare di certe cose che non e' quello dell'appassionato, del
fanatico se vuoi, del jazz, quello che ha cominciato ad ascoltarlo da
adolescente o anche prima e ne ha fatto, almeno per un periodo della sua
esistenza, una ragione di vita... Non do' un giudizio di valore, parlo
di 'colore' emotivo; non dico che "non capisca di jazz", dico che "non
e' da li' che viene", non e' una sua radice culturale.

E nondimeno, io che ascolto il jazz da quando avevo sei anni (dunque da
quasi quaranta) e vivevo a Philadelphia, pur con cio' non ne so scrivere
bene come a volte fa Wu Ming.

Ciao
dipa
2005-02-23 10:24:38 UTC
Permalink
Post by Franco Amenta
Post by diatermano
Franco, non è che voglio essere pignolo, e giuro che la chiudo qui
Ma dai, si conversa tranquillamente. Capisco quello che vuoi dire tu ma
mi sembra che i Wu Ming non si esprimano troppo chiaramente (e si' che,
due o tre anni fa, mi ero applicato sistematicamente a leggere le loro
Post by diatermano
Post by diatermano
i nostri nomi e la
nostra eventuale presenza nel misero stardom dell'italica narrativa
non dovrebbero rivestire importanza né per noi né per i lettori.
Ecco, tutto qui. Se invece la rivestono, e non vedo perche' non
dovrebbero, OK, basta saperlo.
dai ti stai un po' arrampicando sui vetri... hai sbagliato. Punto. Non
e' un dramma. Se intendevi veramente quello che dici non avresti
utilizzato un altro numero ma semplicemente Wu Ming. Una volta che
utilizzi Wu Ming seguito da un numero identifichi, seppur nel
semianonimato, una persona specifica, che nel nostro caso non
corrispondeva all'autore del libro. Senza polemica ne'...

dipa
diatermano
2005-02-23 12:29:34 UTC
Permalink
Franco Amenta <***@libero.it> wrote in message news:<framenta60-***@newssrv.fastweb.it>...

Ok, Franco, hai espresso con chiarezza la tua impressione. Mi ritengo
soddisfatto dello scambio e, come da te richiesto, lo segnalerò anche
al diretto interessato (che non conosco di persona ma ogni tanto gli
chiedo qualche spiegazione via mail).
Post by Franco Amenta
E nondimeno, io che ascolto il jazz da quando avevo sei anni (dunque da
quasi quaranta) e vivevo a Philadelphia, pur con cio' non ne so scrivere
bene come a volte fa Wu Ming.
A questo proposito, non so se hai letto la sua recensione del libro di
Kahn su "A Love Supreme":
http://www.wumingfoundation.com/ourbooks/news.php?extend.39

Ciao,

Rudy
Franco Amenta
2005-02-23 12:47:56 UTC
Permalink
Post by diatermano
A questo proposito, non so se hai letto la sua recensione del libro di
http://www.wumingfoundation.com/ourbooks/news.php?extend.39
Grazie!

Ciao, FA

Alessandro Antonucci
2005-02-18 09:39:10 UTC
Permalink
Post by citro
C’è questo libro, “New Thing” di Wu Ming che sto finendo di leggere e che
merita qualche attenzione.
[...]
Qualcun altro lo ha letto ?
Io l'ho letto qualche tempo fa.

A me e' piaciuto molto, ma devo confessare che quando si tratta di romanzi o film
ambientati in ambito jazzistico sono completamente acritico.

L'ho letto tutto di un fiato una notte, ma ho avuto l'impressione che
ci fossero alcune inesattezze sulla vicenda umana dei musicisti reali
citati nel libro (non so se volute o dovute a scarsa conoscenza della materia).

Un'altra impressione e' che la componente 'politica' del free storico
sia stata forse, in maniera peraltro assolutamente funzionale alla trama,
un po' accentuata.

Una cosai, ancora, che sarei curioso di mettere a fuoco, e' quanto realmente
la morte di Coltrane condiziono' la comunita' dei jazzisti e non solo dell'epoca.

L'autore da' alla cosa molta enfasi, anche a livello extra-musicale.
Chi conosce bene quel periodo della storia del jazz ed in generale della
cultura afroamericana che idea si e' fatto ?

Saluti.

Alessandro
Franco Amenta
2005-02-18 10:08:39 UTC
Permalink
Post by Alessandro Antonucci
L'ho letto tutto di un fiato una notte, ma ho avuto l'impressione che
ci fossero alcune inesattezze sulla vicenda umana dei musicisti reali
citati nel libro (non so se volute o dovute a scarsa conoscenza della materia).
La mia impressione e' piu' sfumata: l'autore si e' documentato con
attenzione e scrupolo, ma non venendo da una conoscenza pregressa del
jazz approfondita. Insomma, non credo proprio che sia un appassionato di
jazz, ma uno scrittore con una buona base di storia e cultura americane,
che ha studiato con una certa serieta' prima di scrivere, ma si capisce
che non abbia "vissuto" a lungo dentro quella materia.

Cio' non toglie che riveli sensibilita' accoppiata a una capacita'
notevole di scrivere di musica: pensa, nelle prime pagine, a come viene
descritto l'effetto del sax di Coltrane sulla musica di Monk.
Post by Alessandro Antonucci
Un'altra impressione e' che la componente 'politica' del free storico
sia stata forse, in maniera peraltro assolutamente funzionale alla trama,
un po' accentuata.
Mi collego a quanto ho appena detto: si', il suo interesse principale e'
il periodo storico-politico e le vicende musicali vi sono in qualche
modo adattate. Direi comunque con buon senso e rispetto, anche se con
qualche forzatura.
Post by Alessandro Antonucci
L'autore da' alla cosa molta enfasi, anche a livello extra-musicale.
Chi conosce bene quel periodo della storia del jazz ed in generale della
cultura afroamericana che idea si e' fatto ?
Credo vero che la morte di Coltrane abbia segnato uno spartiacque. Ma va
detto che, secondo molte testimonianze dirette, la direzione che la sua
musica aveva preso nell'ultimo anno e mezzo riusciva incomprensibile
alla maggior parte dei musicisti che pure lo avevano idolatrato e
continuavano a farlo, e proprio cominciando da Tyner e Jones.

Non bisogna poi credere - leggendo "New Thing" verrebbe da farlo - che
tutti i giovani musicisti neri a NY in quegli anni fossero degli adepti
della New Thing. Io ricordo come per esempio Joe Henderson parlo' di
Albert Ayler in un'intervista a Musica Jazz di parecchi anni fa: in
termini senz'altro negativi, dichiarando di non essere mai riuscito a
prenderlo sul serio come musicista.
Luca Conti
2005-02-18 11:14:08 UTC
Permalink
On Fri, 18 Feb 2005 11:08:39 +0100, Franco Amenta
Post by Franco Amenta
Non bisogna poi credere - leggendo "New Thing" verrebbe da farlo - che
tutti i giovani musicisti neri a NY in quegli anni fossero degli adepti
della New Thing. Io ricordo come per esempio Joe Henderson parlo' di
Albert Ayler in un'intervista a Musica Jazz di parecchi anni fa: in
termini senz'altro negativi, dichiarando di non essere mai riuscito a
prenderlo sul serio come musicista.
In un'altra intervista - rilasciata nel 1972 alla francese Jazz
Magazine - Henderson dice tutto il contrario, e anzi si sbilancia in
giudizi molto lusinghieri sul suo (quasi) compaesano.

Ciao, Luca
LC
Franco Amenta
2005-02-18 11:26:04 UTC
Permalink
Post by Luca Conti
In un'altra intervista - rilasciata nel 1972 alla francese Jazz
Magazine - Henderson dice tutto il contrario, e anzi si sbilancia in
giudizi molto lusinghieri sul suo (quasi) compaesano.
E' vero. Ma un anno solo dopo la morte di Ayler, in quel momento
storico-politico, e in Francia poi!, ci sarebbe davvero voluto troppo
coraggio da parte di Henderson per dirne male.
diatermano
2005-02-19 17:59:11 UTC
Permalink
ma si capisce che non abbia "vissuto" a lungo dentro quella materia.
Scusate l'intromissione di un lurker ma lo scambio di vedute
m'interessa: su questo punto specifico ho avuto un'impressione
diversa, soprattutto leggendo le interviste di Wu Ming, ad esempio
quella che c'è su allaboutjazz.com/italy,
http://www.allaboutjazz.com/italy/articles/arti1104_015_it.htm
E, sul forum di "New Thing", c'è un'altra intervista in cui l'autore
spiega:

Il mio incontro con la musica nera è avvenuto nei primissimi anni
Ottanta. Nell'81-82 usciva in edicola un'enciclopedia a fascicoli
della Curcio, si chiamava La grande storia del Rock. Allegato a ogni
fascicolo c'era, a scelta, un vinile o una musicassetta, con
compilations e greatest hits. Mio padre, che all'epoca aveva appena
trentun'anni, la comprava (anche se non è mai arrivato a finirla e
rilegarla), così io e mio fratello Gianni, che avevamo rispettivamente
undici e sette anni, ascoltavamo quella musica. A dispetto del titolo,
non si trattava affatto di rock-e-basta, i compilatori (non ricordo
chi fossero, gli articoli non erano firmati) avevano operato scelte
non banali, si arrivava al rock'n'roll partendo dalle radici, cioè dal
blues rurale del Delta, per arrivare poi al blues elettrico di
Chicago, al R&B e ai race records degli anni Cinquanta, al doo-wop, al
blues inglese dei Sessanta, al soul della Stax etc. A undici anni
ascoltavo Brownie McGhee & Sonny Terry, Sonny Boy Williamson II, Otis
Spann, Ray Charles, Fats Domino, John Lee Hooker, Jerry Lee Lewis, i
Coasters, i Platters, Mike Bloomfield, John Mayall, Little Richard,
Chuck Berry, Sam & Dave, Martha Reeves & the Vandellas, The Jimmy
Castor Bunch (The Bertha Butt Boogie, proto-hip-hop, era uno dei
nostri pezzi preferiti: bum-bum-bum-adum, buh-bum-bum-bump bum-adum).
Più avanti mi sono spostato sul jazz ma anche su altre cose, ho sempre
ascoltato musica di ogni genere, con particolare predilezione per il
garage rock dei Sixties, la psichedelia, certo progressive non
invornito, sul finire dell'adolescenza ho avuto addirittura un periodo
di trip per il folk anglo-celtico, ho pure visto Alan Stivell dal
vivo! E poi sempre molto punk rock, dall'Oi! all'hardcore. Coltrane,
lo so che è banale dirlo, è stato una folgorazione. Stranamente, il
primo disco che ho sentito non è stato A Love Supreme, bensì Trane's
Blues, me l'aveva registrato un compagno di liceo che non ho mai più
visto, Guzzinati, se ci sei batti un colpo!
Domingo
2005-02-18 23:11:11 UTC
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C'è questo libro, "New Thing" di Wu Ming che sto finendo di leggere e che
merita qualche attenzione.
Per chi non lo sapesse il romanzo contiene una lunga dissertazione
(ovviamente immaginata dall'autore) di Coltrane malato terminale (anzi, la
morte stessa di Trane è vista come evento di portata epocale per tutto il
continente americano). Vengono citati o vi figurano Bill Dixon, Cedar
Walton, Archie Shepp, Albert Ayler, Cecil Taylor, Sonny Rollins
[cut]

Sonny Rollins non lo metterei nella New Thing...
--
Domingo
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ambush
2005-02-18 23:35:52 UTC
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Post by Domingo
Sonny Rollins non lo metterei nella New Thing...
Dolphy magari... David Murray... Roscoe Mitchell...
Insomma quel tipo di musicisti che come ebbe deliziosamente a dire Miles,
suonano come se gli stessi pestando i piedi...
lazlo rendef
2005-02-19 19:41:28 UTC
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Post by ambush
Post by Domingo
Sonny Rollins non lo metterei nella New Thing...
Dolphy magari... David Murray... Roscoe Mitchell...
Insomma quel tipo di musicisti che come ebbe deliziosamente a dire Miles,
suonano come se gli stessi pestando i piedi...
citro parla di "vengono citati...", mi pare, non di appartenenza.
Se è per questo nemmeno Cedar Walton ha a che fare con la New Thing oltre
a Rollins.
La New Thing riguarda la stagione Free anni '60, per cui Murray non ha a
che vedere, soprattutto per problemi di età, visto che è emerso
giovanissimo circa alla metà degli anni Settanta e forse nemmeno Roscoe
Mitchell che pur essendo più vecchio di Murray è da considerare della
scuola di Chicago. "Sound" uno dei suoi primi dischi mi pare del 1966 o
giù di lì.
--
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citro
2005-02-19 21:52:52 UTC
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Post by Domingo
Sonny Rollins non lo metterei nella New Thing...
Dolphy magari... David Murray... Roscoe Mitchell...
Insomma quel tipo di musicisti che come ebbe deliziosamente a dire Miles,>
suonano come se gli stessi pestando i piedi...
citro parla di "vengono citati...", mi pare, non di appartenenza.
certo, addirittura un sassofonista dilettante che, ad imitazione di
Rollins suona sul ponte di Williamsburg, finisce dritto nelle acque
dell'East River.

David Murray potrebbe essere considerato, anche politicamente, un degno
continuatore della New Thing, ovviamente non si parla di lui. Di Dolphy si
parla, anche in riferimento al flauto di Eric che Trane suona, in alcune
toccanti immagini... ma non è un elenco telefonico, chiaro :)
--
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diatermano
2005-02-19 19:24:29 UTC
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Post by citro
insomma luci ed
ombre in egual misura. Qualcun altro lo ha letto ?
Io sono abbastanza d'accordo: luci e ombre in egual misura. Non
proprio tutto "tiene", e a un certo punto l'impasto linguistico
italo-spagnolo può lasciare perplessi. Il finale è un po' troppo
rapido, o almeno dà quest'impressione. Va detto che l'autore stesso
sembra discretamente autocritico, su questi punti.
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