Post by svA me sembra che Cafiso sia un alto molto bravo in relazione all'età e nulla
più.
Altosassofonisti bravissimi in circolazione ce n'è una marea da Charlie
McPherson a Vincent Herring, da James Spaulding a Frank Morgan e poi Bobby
Watson, Jim Snidero, Steve Wilson, Dick Oatts, Kenny Garrett, Ed Jackson,
Steve Slagle, etc..
Non mi sembra proprio che Cafiso abbia nè lo status nè la maturità di
codesti signori.
Ha suonato con Wynton ??? OK, non mi sembra che Marsalis abbia scoperto così
tanti nuovi talenti almeno in relazione a Art Blakey o Bobby Watson.
CUT
Veschi ha perfettamente ragione. Io non critico chi pontifica, purché
pontifichi con cognizione di causa, e qui s'è pontificato su Cafiso con la
magniloquenza di una retorica veramente sprecata e sorda alla ragione, per
arrivare -idiozia fra le idiozie, sordità fra le sordità- a dire che Cafiso
(che, pur nella sua giovane età, forse si renderà anch'egli conto delle
fesserie che lo vanno promuovendo, ma, visti i suoi genitori e la
macchinetta pubblicitaria à la Brancaleone che gli sta attorno, non credo) è
più vigoroso e pulito di Charlie Parker. Ma perché prima di mettere mano
alla penna, prima di fare le graduatorie sui genii, prima di azzardare
corbellerie non si studia? Non basta saper manovrare uno strumento: un
minimo di conoscenza storica non fa male e evita di strombazzare castronerie
che puzzano, più che di promozionale, di ridicolo.
Cafiso è straordinariamente bravo per la sua età. E' immaturo, è un talento
enorme ma grezzo, non è ancora assolutamente originale (a quell'età, per
forza...), è aggrappato a una miriade di modelli post-parkeriani, cita in
continuazione perché qualcuno deve avergli suggerito che così si accontenta
una certa fetta di pubblico e si dà l'impressione di essere più bravi,
ancorché enciclopedisticamente nozionistici, ha il supporto di Carlo
Pagnotta (che è uomo intelligente e, soprattutto, furbo e con un certo naso
per gli affari), ha goduto dell'enfasi tribunizia di Piangiarelli (che, pur
bravo, sembra amare un solo modello nella pronuncia del sassofono, e in base
a quello replica e clona) e, è verissimo, gode dell'incondizionato appoggio
di Wynton Marsalis. Ah, e qui casca l'asino. Perché Marsalis, che è
straordinario musicista, abilissimo uomo d'affari, pensatore un po'
claudicante, è un nazionalista africano-americanlo, che nega il contributo
bianco al jazz, che dei bianchi tollera solo il virtuosismo strumentale e
null'altro merito attribuisce loro in termini di creatività. Cafiso gli
serve perché è perfetto per i suoi fini: giovane bianco, giovanissimo e
perciò suscettibile di evocare simpatie, ottimo strumentista da forgiare e
plasmare, modello di showmanship da sfruttare come i bianchi sfruttavano la
funambolica attività degli Harlem Globetrotters. Oggi è il nostro turno di
diventare fenomeni da baraccone: la ruota gira, l'hybris viene punita e ci
prendiamo di ritorno, e persino con molta più eleganza, le torte che un
tempo abbiamo scaraventato. E Marsalis è abile in questo gioco: si attira
presso il pubblico bianco le simpatie che non riesce a suscitare fra i
musicisti africani-americani (che, in maggior parte, lo detestano, essendo
meno razzsti di lui o, comunque, essendolo con diversa ideologia). Perché
Marsalis s'è sempre rivolto al pubblico bianco, ben sapendo che la
legittimazione del jazz, negli Stati Uniti, passa da esso (anche perché i
giovani africani-americani del jazz poco si interessano): ai bianchi egli
così fornisce i suoi simil-fenomeni (che, in fondo, egli ammira per ragioni
esattamente opposte a quelle che egli lascia intuire), concede l'illusione
di una parità che egli è il primo a negare. Adesso pare che invierà Cafiso a
farsi una buona dose di blues a New Orleans, presso Ellis Marsalis, e potrà
così creare un nuovo musicista bianco da laboratorio: il bianco che cerca di
suonare come un nero. E, infatti, se Cafiso per caso nutrisse qualche
ambizione d'originalità, rischia di smarrirla. Marsalis, assai abilmente,
sta creando dei minstrel alla rovescia, come dei minstrel alla rovescia sono
i bianchi che fanno parte della sua orchestra. Ciò non mi impedisce di
apprezzare Marsalis: personalmente, ne condivido l'impostazione in parte. E,
comunque, è uno straordinario musicista. Ma in queste sue abili recite, la
parte dei gonzi la recitiamo noi, de forse ce la meritiamo. Forse non la
merita un ragazzo così giovane, già intrappolato nei panni del fenomeno un
po' saltimbanco... ma, d'altronde, qui in Italia, a conferma del fatto che i
guitti li coltiviamo, il ragazzo è stato subito spedito da Maurizio
Costanzo, e già da tempo gira presso le corti dei miracoli dei
simil-Costanzo sparsi in tutta Italia.
Ed è giusto quello che Veschi afferma: Marsalis è un grandissimo musicista,
certo non un coltivatore di veri talenti. C'è differenza fra arte e
business, nel caso qualcuno non se ne sia accorto. Personalmente, auguro a
Cafiso il meglio, auguro che trovi la sua vera strada, la sua vera voce,
senza tutti questi mentori d'accatto che gli guaiscono e abbaiano intorno.
Il talento c'è, ed è molto, moltissimo. L'originalità, per adesso, no. E se
continua così, difficilmente spunterà, fra un ingaggio e l'altro di stampo
para-circense. Perché il genio si coltiva. Non basta possederne la scintilla
miracolosa.
GMG
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